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Molte delle nostre paure riguardo al futuro della terra sono legate a questi fenomeni: cambiamento climatico, insicurezza alimentare, perdita di biodiversità, inquinamento dell’aria e dell’acqua, diseguaglianze, malattie. Paure che spesso ci inducono a pensare che questi problemi possono essere risolti dalla scienza, dalla tecnica, dalla presunta onnipotenza dell’uomo. Ci dimentichiamo, però, che la sopravvivenza del mondo vegetale e animale nella terra, è espressione di un perfetto equilibrio dove le diversità vanno a comporre anelli legati in un intreccio per niente casuale. 

Parlare di OGM, di NBT e di tutta quella ricerca legata alla modificazione genetica di animali e piante, può essere vista come risposta alla crisi ambientale che stiamo attraversando: una risposta di cui per ora sono ancora incerti i dati relativi alla salute dell’uomo, ma che conferma gli effetti negativi relativi all’ambiente, all’economia e all’aspetto sociale.

Le colture in cui sono più diffusi gli OGM

Organismi ottenuti artificialmente con tecniche di ingegneria genetica. Questa è la definizione più comune di OGM. In sostanza in un organismo come una pianta vengono introdotti geni provenienti dai batteri (ma non solo). Gli OGM più noti sono quelli resistenti agli insetti e, poi, quelli resistenti ai diserbanti. Stando ai dati diffusi dall’Impact of Genetically Engineered Maize on Agronomic, Environmental and Toxicological Traits, i primi sono coltivati su circa 25 milioni di ettari e rappresentano il 14% della superficie totale coltivata a OGM, mentre i secondi sono coltivati su circa 96 milioni di ettari e rappresentando il 53% della superficie totale coltivata a OGM. A questi si aggiungono  58 milioni di ettari – il 33% della superficie totale coltivata a OGM – che sono resistenti sia a insetti che erbicidi. 

Granturco, soia, colza, cotone ed erba medica sono le colture in cui gli OGM sono più diffusi. Nelle piante viene introdotto un batterio – Bacillus thuringiensis – in grado di produrre una tossina capace di eliminare gli insetti quando attaccano l’organismo. Questi OGM sono conosciuti come Bt, dalle iniziali del nome scientifico del batterio, e così si parla, per esempio, di granturco-Bt, soia-Bt, cotone-Bt. Molti studi, però, mettono in dubbio che queste tossine agiscano in modo specifico eliminando gli insetti nocivi senza danneggiare quelli che non sono nocivi.

“La pretesa di essere naturali” 

Non solo: come denuncia Navdanya International – organizzazione fondata 30 anni fa in India dalla Dott.ssa Vandana Shiva – gli OGM vengono immessi sul mercato con la pretesa di essere “naturali”. Una pretesa che nasce dal fatto che la tecnica del gene editing non lascerebbe tracce sfuggendo ai controlli. Secondo questo punto di vista, non essendo tale tipo di modificazione genetica rintracciabile, l’organismo modificato dovrebbe essere equiparato a un organismo naturale e quindi sfuggire alle norme sugli ogm. Questa pretesa, già di per sé opinabile, non è più sostenibile anche da un punto di vista scientifico. Una ricerca pubblicata nel settembre 2020, ha utilizzato con successo un test quantitativo altamente sensibile e molto accurato per la prima coltura a modificazione genetica commercializzata: la Canola SU (sulfonylurea- tolerant). Si tratta del primo test di rilevamento open source per una coltura geneticamente modificata, che lascia i promotori degli OGM senza più alcun appiglio per continuare a chiedere la deregolamentazione del settore.

I nuovi OGM

La nuova generazione di OGM viene introdotta sul mercato per coprire il fallimento dei vecchi OGM. In particolare, il fallimento del cotone Bt per il controllo dei parassiti e il fallimento delle colture Roundup Ready per il controllo delle erbe infestanti. A fronte dell’introduzione di questi ogm, l’agricoltura industriale si trova ora ad affrontare il problema ingestibile dei super parassiti e delle super infestanti.

Come sottolinea il genetista Salvatore Ceccarelli, la principale debolezza degli OGM, incluse le nuove biotecnologie (NBT)  è che essi ignorano il Teorema Fondamentale della Selezione Naturale. Gli OGM modificano l’ambiente che circonda gli organismi che intendono controllare. I funghi che causano malattie, i parassiti e le erbe infestanti sono tutti organismi viventi e, come tali, sono variabili, si riproducono, mutano, e si evolvono per adattarsi a nuove condizioni, diventando resistenti. Gli OGM inducono resistenza, secondo lo stesso processo attraverso il quale i batteri sviluppano la resistenza agli antibiotici. Gli OGM forniscono soltanto una soluzione temporanea, che crea un nuovo problema, che richiede una soluzione diversa: un nuovo OGM e/o un aumento nell’uso di erbicidi e antiparassitari. Pertanto, l’introduzione di OGM in agricoltura avvia una reazione a catena che beneficia solo l’azienda produttrice di OGM. 

Preservare la biodiversità condividendo il sapere 

OGM e NBT, in sostanza, sono espressione di una semplificazione della natura:  semplificazione vuol dire debolezza, vulnerabilità di fronte ad eventi imprevedibili, virus, batteri, patogeni, insetti, cambiamenti climatici.

Gli aspetti economici e sociali sono strettamente legati al fatto che l’agricoltore non potrà più tenersi il proprio seme della propria pianta, ma dovrà accettare ciò che la multinazionale del seme gli imporrà, ai costi e alle regole di mercato.

Scambiare le conoscenze e i saperi sono pratiche alle quali a volte si presta poca attenzione, ma che invece aiutano a creare tessuto sociale. La biodiversità è espressione della complessità che l’uomo non ha ancora imparato a studiare profondamente e a capire.